Il titolo della recente Enciclica del Santo Padre Benedetto XVI ha un grande valore profetico in questo nostro tempo così segnato dalla grande promessa del dialogo e del confronto e, nel contempo, dalla realistica constatazione che non sempre e non in ogni luogo il dialogo è possibile, né tanto meno esso è sempre fruttuoso. E’ necessario fuggire la tentazione dello scoraggiamento e dell’irrigidimento da un lato e dell’utopia e dell’«ideologia del dialogo» dall’altro. Riconoscere che il dialogo appartiene all’ordine dei mezzi e non a quello dei fini, è il primo passo per evitare pericolose derive del pensiero che avrebbero come ineluttabile esito quel pluralismo religioso (o peggio quel relativismo teocentrico) che non tiene in considerazione la questione della Verità e che interpreta il dialogo come ricerca comune di una verità sempre inaccessibile, piuttosto che come «dialogo della Verità».
Deus Caritas est rimette al centro della nostra attenzione l’«idea di Dio» dei cristiani, riproponendo alla contemplazione di tutti lo specifico «volto» del Dio di Gesù Cristo, che è un volto di Agape, di Amore. La volontà del Santo Padre di suscitare un movimento di risemantizzazione del termine “amore”, tanto usato quanto abusato e non compreso nei nostri tempi, è uno dei sentieri da percorrere per riscoprire la specificità dell’idea di Dio Cristiana. Non possiamo “pensare Dio” prescindendo da Gesù di Nazareth Signore e Cristo, dall’idea di Dio che Egli ci rivela, attraverso la Tradizione Neotestamentaria. Non possiamo, in una parola, “pensare Dio” prescindendo dalla dimensione storica, dalla storia concreta, dall’Avvenimento dell’incontro con la Persona di Gesù (cfr. DCE n.1). In definitiva non possiamo “pensare Dio” prescindendo dal luogo in cui questa storia e questa Presenza permangono, dal luogo in cui l’Avvenimento dell’incontro è ancora possibile: la Chiesa. Riscoprire che «Dio è amore» significa riscoprire il volto di Cristo che ci rivela il volto del Padre nello Spirito, questa rivelazione accade oggi nella comunione della Chiesa, di quelli che Gli appartengono.
Il richiamo all’«idea di Dio» cristiana, porta con sé la centralità del Mistero Trinitario che è specifico della nostra fede e, senza nulla togliere alle fede monoteistica, consegna alla storia l’autentica comprensione di Dio come Amore, come Essere comunionale. Solo un Dio che è in se stesso «relazione inter-Personale d’Amore» può essere definito Caritas. Come diceva il grande Teologo von Balthasar, la relazione d’amore trinitaria che Dio è, è la possibilità stessa della Creazione e della Redenzione. Solo un Dio-Amore crea altro da se stesso, dando origine al cosmo ed all’uomo; solo un Dio-Amore salva la sua creatura dalla perdizione del non senso e del peccato, implicandosi con lei nella storia, fino all’Incarnazione. Tutto il mistero della salvezza è sintetizzato nella formula giovannea «Deus Caritas est» che Papa Ratzinger rimette al centro della riflessione teologica e spirituale dei credenti.
L’Amore, il Dio-Amore incontrato, conosciuto e ri-amato, diviene così la vera ragione della «morale cristiana»: essa non è uno sforzo titanico dell’io destinato a scontrarsi con il proprio limite, né un’applicazione di regolamenti sterili distanti dalla reale esigenza di libertà dell’uomo. E’ quanto mai necessario per il cristianesimo contemporaneo riscoprire che l’etica cristiana è un’ «etica derivata», che affonda le proprie radici e trova le proprie ragioni nel rapporto con Cristo Unico principio normativo della morale. Il Logos eterno fatto carne, illumina in tal modo anche la ragione umana che è sostenuta nella ricerca e nel riconoscimento di quelle verità fondamentali della morale naturale (sacralità della vita, matrimonio, libertà religiosa) che troppo spesso vengono oscurate dalla cultura dominante e paiono irriconoscibili nella loro valenza obbligante all’uomo del nostro tempo.
Se Deus Caritas est e se l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio, è evidente che guardare al «vero volto di Dio», in Gesù Cristo, non è in nulla contrario alla vera libertà e dignità umana, ma significa riscoprire il «vero volto dell’uomo». Anche “homo caritas est”, anche l’uomo è fatto per l’Amore e trova nell’Amore il significato pieno della propria esistenza, dunque analogamente al suo Creatore, la sua essenza
In una cultura come quella occidentale in cui ciascuno sembra ostaggio dell’«homo faber» e non di meno in quelle culture in crescita che fanno dello sviluppo economico l’unico criterio di valutazione del progresso, è quanto mai salutare riscoprire che l’uomo è fatto per amare ed essere amato, a somiglianza del suo Dio Creatore che è Amore.
Deus Caritas est è una «roccia su cui costruire la casa che non crolla», un’enciclica teologica ed antropologica, morale e sociale, capace di condurci ad approfondire le radici del Mistero, per riscoprire la nostra stessa identità i uomini amati e creati dall’Amore. Identità antropologica che diviene vero e proprio metodo (cammino) per il dialogo interreligioso, nonché affascinante sentiero da percorrere nell’approfondimento, oggi quanto mai attuale, del rapporto tra laici e cristiani.
La consapevolezza che Deus Caritas est, ci spinge ad annunciare a tutti questa straordinaria «Buona Novella», a rinnovare il nostro afflato missionario, fondato sulla certezza storica dell’Avvenimento di Cristo e sulla corrispondenza, sperimentata oggi nella comunione ecclesiale, della sua Persona e delle sue parole con il cuore dell’uomo. Proprio una tale certezza ci permette di non considerare nessuno estraneo, di non interrompere con nessuno il dialogo, sapendo che esso è un mezzo necessario alla missione che è il fine, necessario all’annuncio di Cristo, l’Unico Salvatore.