L’idea di «famiglia elettiva», dove ognuno si sceglie genitori o fratelli, è un atto di egoismo e di vana illusione di libertà
di don Salvatore Vitiello
Link all’articolo originale su “La Verità“, 13 agosto 2023 https://www.laverita.info/michela-legami-sangue-insegnano-amare-2663553104.html
In tanti, in questi giorni, si sono precipitati a dire qualcosa su Michela Murgia, la sua fine ed il suo pensiero. Non l’ho mai conosciuta personalmente, ho letto qualcosa, ascoltato molto e mi sono sempre chiesto, come teologo, che cosa le avessero insegnato (o cosa avesse capito e/o studiato) all’Istituto superiore di scienze religiose di Oristano, dove ha conseguito il diploma di laurea in Scienze religiose (non la laurea in teologia, e non definiamola «teologa»! Teologo, nella Chiesa, è solo chi ha il mandato ufficiale di insegnare teologia, e non chi ha solo conseguito un titolo accademico).
La Murgia, oltre al titolo, ha anche ricoperto ruoli di primo piano nell’Azione cattolica sarda, fino a diventarne referente regionale per il settore giovani. Posto che a tutti è sempre consentito di cambiare opinione (ma la fede non è una opinione) la prima domanda che mi pongo riguarda la formazione che offriamo nelle nostre Istituzioni accademiche ed i criteri che adottiamo per riconoscere responsabilità educativa e visibile.
Ma quest’analisi autocritica ci porterebbe lontano, perché la situazione è generalizzata, da quando all’appartenenza si è sostituita un’anonima inclusività, fondata unicamente sulla comune umanità, e da quando la militanza e l’apostolato non sono più considerati valori, ma atteggiamenti divisivi. Come se la Chiesa non fosse più cattolica ed apostolica, e come se non fosse proprio la coscienza di appartenere, l’unica autentica garanzia di apertura all’altro. Giorgio Gaber docet.
Il punto cruciale del pensiero della Murgia, colto anche da Dacia Maraini, è tuttavia il «superamento dei legami di sangue», la proposta di una «famiglia elettiva» nella quale ciascuno sceglie liberamente i propri familiari, superando la «mesolitica famiglia patriarcale». Ora, posto che alcune insofferenze, in Sardegna, possono essere percepite in modo più acuto che a Milano, la sostituzione della famiglia con legami elettivi sarebbe una catastrofe antropologica, devastante anche per la ragione umana ed il comune buon senso. Innanzitutto, si dimentica un fattore essenziale: all’origine della «famiglia di sangue» c’è sempre un legame elettivo. Uomo e donna si scelgono, si eleggono e, da quel legame elettivo libero, nasce la famiglia di sangue. Anche in tempi e circostanze in cui la scelta non appariva così libera e il «suggerimento» dei genitori poteva condizionare in modo determinante, permaneva sempre l’elemento elettivo, soprattutto, paradossalmente, nelle classi più umili, meno condizionate da questioni sociali ed economiche.
Appartenere ad una «famiglia di sangue», poi, dove nessuno sceglie il proprio padre, la propria madre ed i propri fratelli, è la prima necessaria scuola di alterità: il primo luogo dato, non soggettivamente scelto, in cui l’uomo impara a relazionarsi con «altro da se stesso» e non solo con i propri desideri e/o capricci. Il fatto che, ordinariamente, questo impatto con il mondo dell’altro coincida con gli affetti più cari ed intimi è una enorme facilitazione, voluta dalla Provvidenza, perché alla scuola dell’amore familiare, con persone date, si possa imparare l’amore per tutti, anche per chi vive e pensa differentemente. «Se amate solo quelli che vi amano, che merito avete?» (Mt 5,43).
Se scegliete solo quelli che «pensano come voi», dov’è la vostra vera capacità inclusiva? La vostra apertura all’altro?
La «famiglia elettiva» della Murgia (e di tanti con lei) è un grossolano errore antropologico, che presuppone necessariamente, anche se inconsapevolmente, la «famiglia di sangue» e che rivela fino a che punto possa spingersi il soggettivismo gnoseologico, che caratterizza la modernità ed illude l’uomo, sostituendo alla realtà (complessa, ma vera) la soggettiva volontà (inebriante, ma drammaticamente illusoria).
Infine, teologicamente parlando, l’odio per il sangue (ed i legami di sangue) è sempre sospetto. Gli ebrei, in Egitto, furono risparmiati, perché segnarono gli stipiti delle porte con il sangue degli agnelli immolati, profezia del sangue salvifico di Cristo, immolato sulla Croce per tutti gli uomini. Prototipo (anzi primogenito) di quell’amore totale, oblativo, inclusivo e gratuito, di cui tutti abbiamo infinita nostalgia. Ed è l’Unico Amore che salva, nel sangue.
La famiglia di sangue precede in modo irrinunciabile ogni altro legame elettivo, ne è scuola, ed è essa stessa frutto di elezione libera.