Il nostro tempo appare ossessionato dal sesso molto di più del secolo passato, accusato di moralismo, si pensi alla moda vittoriana in Inghilterra. Oggi, come dice la gente di mezza età, siamo andati al contrario. Niente di nuovo. Dall’antichità si confrontano e alternano mode e atteggiamenti libertini e perversi e esempi preclari di castità e purezza. Un esempio faceto: si sa che Vittorio Emanuele II amava andare a donne; quando morì, qualcuno della corte chiese al beato Pio IX un’idea per l’epitaffio: “dilexit castitatem” suggerì ironico il pontefice. Ecco, nella Chiesa non si nascondeva la parola ‘castità’. Oggi, invece, nelle interviste anche di eminenti pastori della Chiesa sembra prevalente la preoccupazione di limitare la dilagante orgia dei sensi discutendo come rimediare agli effetti invece che alle cause; come un insegnante d’educazione fisica, che invece di allenare i ragazzi a saltare sempre più in alto, li limita tutti a 60 cm per favorire quelli che non hanno voglia di vincere la mediocrità e la pigrizia.
Nella tumultuosa sarabanda di delitti della sessualità, la pubblica opinione e anche i ministri della Chiesa sono intimiditi, non riescono ad andare oltre l’esecrazione e la comprensione, se non la giustificazione psicologica e sociologica. E’ censurata la domanda su tanta perversione: donde venga che un uomo, non si soddisfi più dell’attrazione sana che la natura ha iscritto in lui verso l’altro sesso e vada in cerca di insane soddisfazioni nel proprio o peggio nei piccoli e nei giovani. Chi fa queste cose ed è credente, non ha timore di Dio; dimentica che è lui vindice del male che facciamo. Chi credente non è, ma certamente è naturalista, ecologista, biologista, animalista, ambientalista ecc. trascura di tenerci alla salvaguardia di tutto il creato meno che della natura umana, propria e altrui. Crimine è la parola che indica ai laici l’offesa fatta all’uomo in trasgressione del ‘codice etico’, espressione clonata del Decalogo del Sinai. Peccato è la parola che indica ai credenti la mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza, la trasgressione all’amore verso Dio, il prossimo, se stessi. Come se ne esce? Ci vuole la castità.
Essa non è innanzitutto, come si crede comunemente, prerogativa dei preti e monaci, ma è una virtù che riguarda tutti, anche gli sposi. Castità è una parola latina dalla radice greca katharòs, integro, puro, immacolato, illibato, incontaminato. Tale integrità virtuosa, non esprime il desiderio innato di ogni essere umano? Come fare a possederla o a recuperarla quando è stata perduta? Ecco, castità ha la stessa radice di castigo, che è proprio l’azione del correggere, frenare, ammonire severamente, e quindi migliorare, perfezionare e riportare alla integrità e purezza l’uomo. La società sa castigare i delitti, Dio castiga ancora e castigherà ultimamente chi non ha voluto dominare ma ha lasciato senza freno i suoi istinti. Gesù ha parole terribili sugli atti contro la purezza; Pietro e Paolo dicono che gli impuri non erediteranno il regno dei cieli e non vedranno Dio. Nelle cause dei santi, l’esame della virtù della castità e della purezza è condizione imprescindibile. Perché? “La castità è la forma di tutte le virtù”, – dice il Catechismo della Chiesa cattolica- “Sotto il suo influsso, la castità appare come una scuola del dono della persona. La padronanza di sé è ordinata al dono di sé. La castità rende colui che la pratica un testimone presso il prossimo, della fedeltà e della tenerezza di Dio” (art 2346). Il Catechismo dedica alla castità ben 35 articoli: la castità e purezza è una virtù donata dallo Spirito nel battesimo; va conservata e incrementata, perché è alla base della vera amicizia, non la rende possessiva ma libera; riguarda i fidanzati e i coniugi; accresce la carità e l’amore vicendevole; porta alla padronanza di sé e aiuta a dominare, contenere e, insieme ad altri sostegni in primis la grazia sacramentale, superare l’omosessualità. La castità deve crescere continuamente, perché conduce all’acquisizione del dominio di sé.
L’alternativa?Dice la Scrittura: o l’uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice (cfr Siracide 1,22). “La virtù della castità è strettamente dipendente dalla virtù cardinale della temperanza, che mira a far condurre dalla ragione le passioni e gli appetiti della sensibilità umana”(art.2341). Per i sacerdoti e i laici, i genitori e gli educatori c’è materia per riflettere, esaminare se stessi e per riprendere ad annunciare la bellezza di tale virtù in qualsiasi occasione: omelia, direzione spirituale, confessione e soprattutto dai ‘tetti’ televisivi e mediatici. Non compete ai sacerdoti d’essere esperti in fecondazione assistita, anticoncezionali e aids, ma di essere annunciatori, con misericordia e verità, della terapia per guarire, proprio perché amministrano i sacramenti di guarigione, penitenza e unzione; non facciano i medici pietosi nel coprire le offese all’uomo costituite dalle varie forme di lussuria: pornografia, unione carnale fuori del matrimonio(la celebre fornicazione), masturbazione, prostituzione, stupro. I ministri di Dio, che in certo senso sono anche i genitori, annuncino la misura incommensurabile indicata da Cristo ad ogni uomo: siate perfetti come è perfetto il Padre vostro!(Mt 5,48). Questo, la sequela di Cristo richiede ad ogni cristiano e ad ogni uomo che cerca la via della verità e della vita.