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La divisione dei cattolici non facilita la libertà religiosa

In Turchia l’uccisione di cristiani, in Italia le minacce al presidente dei vescovi, mons. Angelo Bagnasco, a Roma le frasi offensive al Papa e alla Chiesa durante la manifestazione rock del 1 maggio, sono, per i fautori del dialogo come valore assoluto, segnali straordinari d’intolleranza, per la Chiesa reazioni ‘normali’ alla testimonianza che sempre e dovunque i cristiani devono dare a Gesù Cristo, che comporta persecuzione e morte.

Dare testimonianza alla verità di Cristo anche a costo della vita, – dal greco, si chiama martirio – non costituisce un’eccezione, ma lo statuto ordinario del cristiano. La Chiesa sa che “tra le sue prospettive c’è sempre il martirio; tra i suoi convincimenti c’è che, nella sua guerra contro il male, da nessuno può essere proclamato alcun armistizio prima della venuta finale del Vincitore” (Giacomo Biffi,Esercizi spirituali con Benedetto XVI. Le cose di lassù, ed. Cantagalli, Siena 2007 p. 163).

Quindi, i fedeli laici, che col battesimo formano il corpo di Cristo che è la Chiesa, vivendo nel mondo, hanno bene in mente gli ammonimenti di Gesù: “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (Mc 13,13), ed anche “Chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10,28).

Appare allora molto realistico il giudizio dei Vescovi spagnoli: “Una tentazione dei cristiani nella vita democratica sta nel desiderio di facilitare, falsamente, la convivenza, nascondendo o diluendo la propria identità fino al punto, in certe circostanze, di rinunciare a essa. Dietro questa apparente generosità si nasconde la sfiducia nel valore e nell’attualità del Vangelo e della vita cristiana. Il messaggio di Gesù e la dottrina della Chiesa hanno un valore permanente e sono in grado di adattarsi a tutte le situazioni e di offrire risposte ai diversi problemi e necessità degli uomini, senza doversi diluire né sottomettere alle imposizioni della cultura laicista ed edonista dominante. Le conseguenze deleterie di questo comportamento, caratterizzato dalla ricerca impaziente e irresponsabile di una falsa convivenza tra il cattolicesimo e il laicismo, sono state la moltiplicazione di ricorrenti tensioni interne, con il conseguente indebolimento della credibilità e della vita della Chiesa. Con il linguaggio dei fatti, Dio sta chiedendo, a noi cattolici, uno sforzo di autenticità e di fedeltà, di umiltà e di unità, per poter offrire in modo convincente ai nostri concittadini gli stessi doni che noi abbiamo ricevuto, senza dissimulazioni né deformazioni, senza dissensi né concessioni, che oscurerebbero lo splendore della verità di Dio e la forza attrattiva delle sue promesse. Un’adeguata educazione alla vita democratica deve aiutarci a condividere, costruttivamente, la vita con quanti pensano diversamente da noi, senza che la nostra identità cattolica ne rimanga compromessa” (Istruzione pastorale “Orientamenti morali nella situazione attuale della Spagna”, 23 novembre 2006, n. 26).

Prima di pensare al dialogo, i cristiani devono meditare sul sangue effuso dal Signore umiliato sulla croce e discernere quanto è costato, a Lui, radunare la famiglia di Dio che è la Chiesa; pertanto, quanto sia dannoso diluire il vino della fede nell’acqua dell’indifferenza di chi non ha alcun interesse per il cristianesimo perché non crede al Vangelo di Dio (cfr 1 Pt 4,17) o lo vuole distruggere.

E’ possibile che taluni cattolici debbano illudersi che sia prioritario unirsi con costoro, magari in nome di alcuni valori, piuttosto che con gli altri fratelli nella fede per contribuire alla vita sociale e politica in specie alla libertà religiosa? 

Sant’Ambrogio, che di edificazione della polis se ne intendeva, scrive: “Parliamo dunque del Signore Gesù, perché egli è la Sapienza, egli è la Parola, è la Parola di Dio. Infatti è stato scritto anche questo. Apri la tua bocca alla parola di Dio.  Chi riecheggia i suoi discorsi e medita le sue parole la diffonde. Parliamo sempre di lui. Quando parliamo della sapienza, è lui colui di cui parliamo, così quando parliamo della virtù, quando parliamo della giustizia, quando parliamo della pace, quando parliamo della verità, della vita, della redenzione, è di lui che parliamo” (Commento sui salmi: Sal 36, 65;CSEL 64,123).

Se così non fosse, Gesù Cristo si ridurrebbe ad un semplice pretesto per parlare dei valori. Invece il cristiano sa che la testimonianza a Lui implica la persecuzione.

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