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Chiesa tedesca, l’emorragia di fedeli è colpa della tassa

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Non saranno l’abolizione del celibato, l’ordinazione sacerdotale delle donne e la benedizione delle coppie omosessuali a garantire la sopravvivenza della Chiesa tedesca. È nella folle tassa sulla fede che bisogna ricercare le autentiche ragioni dell’emorragia di fedeli. La rinuncia da parte della Chiesa di Germania, rappresenterebbe una scelta di autentica povertà.

Don Salvatore Vitiello

Morto Benedetto XVI, è iniziato il “tam tam” dei catto-progressisti, il cui ritmo è battuto dalla Conferenza dei Vescovi tedeschi (non dalla Chiesa di Germania), per infangarne la memoria e frenarne l’eventuale – probabilissimo – processo di beatificazione e canonizzazione.

La Chiesa in Germania, carica dei 3667 casi di abuso su minori, fatti emergere dal rapporto sulla pedofilia del settembre 2018, è frustrata dai 359.338 abbandoni dell’ultimo report del 2021, e certamente il 2022 sarà decisamente peggiore. La più grande tentazione, in queste circostanze, oggettivamente drammatiche, è quella di pensare che le “tre riforme” intorno a cui ruota il Cammino sinodale tedesco, possano rappresentare una possibile soluzione. 

Non saranno certamente l’abolizione del celibato, l’ordinazione sacerdotale delle donne e la benedizione delle coppie omosessuali a garantire la sopravvivenza della Chiesa e della fede. Al contrario, rappresenterebbero un ulteriore passo verso un’ancora più radicale secolarizzazione, con la conseguente perdita di interesse per un’istituzione che non avrebbe più nulla da dire al mondo. Una istituzione sazia e disperata, che si parla addosso e che ha smarrito la sua ragione d’essere: Cristo Risorto e vivo.

Su questa strada, tutti troveranno un muro invalicabile. Piuttosto, perché la Chiesa tedesca non pensa ad un’altra radicale riforma, che le farebbe acquistare enorme consenso pubblico e credibilità: l’abolizione della “tassa sulla fede”, la Glaubenssteuer, o tassa ecclesiastica, la Kirchensteuer, che fa della Chiesa tedesca una delle più ricche del mondo ed il secondo datore di lavoro della Germania, dopo lo Stato.

Ogni fedele tedesco, a seconda del Land (regione) di residenza, oltre al pagamento delle tasse ordinarie, per legge dello Stato, è tenuto a versare, alla propria confessione religiosa di appartenenza, dal 7 al 10% di quella che noi chiameremmo l’IRPEF. È in questa folle tassa, nella quale anche molti nostri connazionali che lavorano in Germania sono coinvolti, spesso senza le dovute informazioni previe, che bisogna ricercare le autentiche ragioni dell’emorragia di fedeli in Germania. In tempo di crisi, ci vuole anche una “tassa per andare in paradiso”?

Si perché il solo modo per non pagarla è cancellarsi dalle liste dei fedeli cattolici e, per conseguenza, non poter più ricevere i sacramenti, né sposarsi in Chiesa, né battezzare e mandare i figli a catechismo o in una scuola cattolica e, alla morte, vengono negati i Sacramenti e perfino le esequie. 

È la rimozione di questo scandalo, ancora perpetuato nel 2023, l’unica autentica urgente riforma necessaria alla Chiesa di Germania. 

Anche se si tratta di una legge dello Stato, la rinuncia volontaria alla tassa, da parte della Chiesa di Germania, rappresenterebbe una scelta di autentica povertà, che certamente Papa Francesco non potrebbe che approvare e permetterebbe un recupero di credibilità autentica, senza snaturare, ma anzi rinvigorendo la Chiesa nella sua essenziale gratuità e libertà, nella sua testimonianza profetica.

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